Quando un’Azienda decide di esternalizzare un’attività, il tema dei costi assume sempre una rilevanza molto elevata, anche perché l’aspettativa – corretta – è quella di un risparmio rispetto alla soluzione in-house. Nella gestione documentale l’argomento è ancora più significativo perché impatta sui processi e quindi sulle risorse umane e non, che vengono interessate dal progetto.
Per poter valutare correttamente il ROI dell’attività gestita in outsourcing, è necessario valutare i costi (anche impliciti o nascosti) della gestione interna; e questo è un aspetto critico.
Prendiamo per esempio eventuali locali adibiti a magazzino dall’Azienda: c’è lo spazio fisico occupato dai documenti cartacei che potrebbe essere utilizzato per altre attività, ma c’è anche il costo della “messa a norma” del locale stesso per rispondere alle normative di archiviazione. Un altro esempio riguarda attività a maggior valore aggiunto come il back-office bancario: servono persone qualificate che abbiano una corretta formazione e, nei momenti di eventuali picchi di lavorazione, l’acquisizione “temporanea” delle risorse necessarie può diventare critica, con conseguenze sulle tempistiche di lavorazione.
Esternalizzare le attività di gestione documentale, significa per l’Azienda creare una struttura dei costi molto più variabile in funzione del business – con conseguente recupero di efficienza e redditività – e garantirsi livelli di servizio contrattualizzati nelle tempistiche di lavorazione e nella qualità dei risultati.
Per un approfondimento sul tema in oggetto, vi invitiamo alla lettura di un’intervista a Microdata pubblicata sulla rivista Bancamatica di settembre.
Per l’intervista leggi qui.