Microdata Group ha compiuto 25 anni. La spinta verso l’innovazione ha da sempre contraddistinto il gruppo. E nel tempo Microdata ha saputo evolvere continuamente, assecondando le esigenze dei clienti e i cambiamenti repentini del mercato, fino a consolidarsi come uno dei principali operatori italiani nel business process outsourcing.
Quali sono gli ingredienti vincenti per l’innovazione?
Persone, competenze e idee.
Innovare vuol dire avere la capacità e il coraggio di mettere in discussione ciò che si è sempre fatto per creare qualcosa di nuovo. Non parlo necessariamente di nuove tecnologie, ma senza dubbio di cultura, di un atteggiamento critico e creativo al tempo stesso. Le crisi ci costringono a cambiare e, qualche volta, a puntare sull’innovazione.
Fare innovazione in Italia. Contesto statico o aperto al cambiamento?
Il nostro territorio ha bisogno estremo di innovazione. Tuttavia, ci sono imprese di eccellenza in vari settori che pochi conoscono. Mi lasci dire, ad esempio, che abbiamo un’agricoltura molto sviluppata, su cui spesso gravano luoghi comuni che la associano a un settore ormai maturo. Invece, un numero crescente di giovani imprenditori sta facendo agricoltura in modo nuovo. Poi, che si consideri il contesto cremonese o il panorama nazionale, ci sono imprenditori che innovano e altri che fanno resistenza, credo per la confusione tra i termini “costo” e “investimento”!
Microdata nasce da un pensiero innovativo, che si è evoluto con il mercato…
Sì. E questo conferma che sono le persone il vero motore dell’innovazione, non la tecnologia. Nel 1990 abbiamo proposto alle aziende la dematerializzazione dei documenti: allora ci sentivamo dei precursori e qualcuno ci definiva visionari. Poi, su questi temi, c’è stato un cambiamento epocale: i processi di conservazione a norma delle fatture e la fattura elettronica sono considerati ormai investimenti strategici, che trasformano documenti in informazioni. Dal 2000 ci siamo specializzati in soluzioni di Back Office e lavoriamo con i più importanti gruppi bancari e assicurativi, utilizzando un approccio consulenziale di problem solving.
Il documento diventa il centro di un processo, quindi?
Esatto. I documenti, sempre più nativi digitali, costituiscono per noi la chiave d’accesso per proporre nuove soluzioni nella gestione, non solo degli archivi, ma dei processi di business dei clienti. Con due obiettivi di valore strategico: innalzare la qualità delle loro attività e renderli più competitivi, attraverso il time to market. Chiaramente, la gestione di informazioni porta con sé la necessità di garantire alti livelli di riservatezza e sicurezza.
Infatti. Come Microdata tratta i dati sensibili?
Per noi la sicurezza è tutto. Oltre sei anni fa abbiamo ottenuto la certificazione ISO:27001 (Sistema di gestione e sicurezza delle informazioni) e abbiamo un piano di investimenti in asset informatici e soluzioni tecnologiche che ci hanno consentito di alzare il livello di sicurezza, rendendo minimo il rischio di perdita o furto di dati.
L’innovazione si fa da soli?
Assolutamente no. E’ fondamentale fare community, con aziende, Università e Centri di Ricerca. Non a caso si parla tanto di “open innovation”.
Con il Consorzio Cremona Information Technology (CRIT) stiamo costruendo un Polo Tecnologico che dovrà diventare la casa dell’innovazione. Un luogo dove aziende mature e startup potranno mettere a punto nuovi modelli di business. Si andrà così a creare un ecosistema di capitale umano e tecnologie che, interagendo, saranno in grado di migliorare la qualità della vita, la competitività e l’attrattività del territorio.
Tra l’altro, anche le istituzioni pubbliche si stanno rendendo conto che, chi ha il coraggio di innovare mettendo in discussione la propria organizzazione, va sostenuto e incentivato.