A pochi giorni dall’avvio del cantiere del nuovo Polo tecnologico di Cremona (€ 12 milioni di investimento, mq 12.000, 600 occupati) il Sole 24 ore intervista Carolina Cortellini Lupi, contitolare di Microdata Group, uno dei fondatori (oltre a Linea Com e Mail Up) e presidente del CrIT, il Consorzio di aziende cremonesi IT chiamato a costruire un vero e proprio distretto digitale.
di Massimiliano Carbonaro
«È un’operazione partita nel 2011» – racconta Carolina Cortellini, Presidente del Crit, il consorzio Cremona Information Technology (le cui principali aziende all’interno sono Microdata, Linea Com e MailUp), uno dei principali motori della realizzazione del Cremona City Hub, il nuovo polo tecnologico del capoluogo lombardo.
Come è nata l’idea di un polo tecnologico?
Sono stata contattata dal Politecnico, con l’obiettivo di mettere insieme le aziende di informatica del territorio per farle dialogare. L’intuizione era corretta perché si era capito che a Cremona c’erano le imprese giuste per una simile operazione. Senza contare anche una pubblica amministrazione molto attenta.
Il percorso è stato complicato?
Sì, dopo un anno di incontri abbiamo pensato di costituire il consorzio che si prendesse carico della progettualità futura. Così è nato il Crit al quale partecipano otto aziende. La preoccupazione maggiore era che non sembrava che ci fossero aziende pronte ad investire nel mattone.
Nel frattempo il Comune ha indetto un consorzio di idee in cui si ipotizzava la riqualificazione di un’area e la realizzazione di un polo tecnologico. L’area non apparteneva al Comune ma all’azienda locale di acqua luce e gas, la Aem. Quindi, questa ha fatto un bando per vendere il terreno e trovare chi realizzasse il polo tecnologico. La prima gara è andata deserta – appunto perché le imprese di costruzione di valore sono difficili da trovare – quindi nella seconda gara ha vinto il Consorzio Csa di Reggio Emilia.
Cosa vi attende ora?
Non sarà soltanto un bell’edificio ma dovrà avere il ruolo di traghettare Cremona verso il distretto digitale, dandole una nuova ulteriore anima. Vogliamo che la città creda nelle sue potenzialità tecnologiche e non solo nelle sue già conclamate peculiarità. Il consorzio Csa poi si avvale di architetti locali che hanno reinterpretato il progetto che aveva vinto il concorso di idee e lo hanno rielaborato. Il grosso dell’edificio – per il 70% circa – sarà quindi venduto alle imprese mentre un 30% verrà affittato. Tutto l’intervento – a parte il piccolo contributo pubblico grazie al finanziamento regionale Aster – è frutto delle risorse dei privati. Peraltro noi stiamo per costruire un primo lotto, ma c’è un lotto adiacente per il quale ci sono già interessi da parte di aziende che vorrebbero insidiarsi. Quindi il polo potrebbe fare da stimolatore per tutto il comparto tanto che costruttore sta già parlando con la proprietà.
Il servizio integrale con i dati di progetto del Sole 24 ore (Edilizia e territorio)