Come possiamo essere vicine alle Donne che ancora non hanno diritti basilari?

Ecco il vero significato che vogliamo attribuire oggi alla Festa della Donna.

Vivere nel 2023 in questa parte del mondo è un privilegio. Poter studiare e lavorare è una possibilità offerta a noi donne italiane, europee e che solo poche altre zone nel mondo hanno acquisito negli anni. Battaglie, lotte e scontri, ma anche azioni concrete e di pace, hanno portato ad un cambio della nostra società e hanno consentito al raggiungimento di importanti traguardi come il suffragio universale (che ci consente di fare un salto nel passato: pare così incredibile oggi darlo per scontato), l’eliminazione del matrimonio riparatore e ad altri significativi risultati. Sembra un paradosso ma questo ancora oggi, in altre parti del mondo meno fortunate, è possibile nemmeno ipotizzarlo. Infatti, ci sono ancora aree del pianeta in cui alle donne è negato il diritto di esercitare la propria professione, decidere chi sposare e a che età. Luoghi in cui queste sono soggette a continui soprusi perché considerate inferiori.

Troppo spesso diamo per scontata la fortuna di vivere in paesi in cui le donne possono esercitare il libero arbitrio, dove poter crescere e sviluppare un personale pensiero critico. Non è sempre così e i fatti di cronaca spesso ci ricordano che la strada da percorrere è ancora lunga, ma i traguardi raggiunti sono senza dubbio di grande valore per la nostra società e per il futuro delle nostre donne.

Oggi la Festa della Donna ha perso quello che era il suo originario significato, orientato al ricordo e non tanto ad una funzione celebrativa, ma ancora oggi spesso non viene considerata a dovere: noi vogliamo sfruttarla come pretesto per parlare di chi, nel 2023, è ancora privato dei diritti basilari.

Ma come possiamo noi essere vicine a chi non ha ancora questi diritti?

Vorremmo cominciare a farlo insieme, ascoltando i preziosi contributi di Avvenire e le azioni lungimiranti delle giornaliste, come Antonella Mariani, che ogni giorno danno voce a centinaia di donne afghane. Abbiamo così la possibilità di conoscere da vicino il tema e dimostrare la nostra solidarietà.

In Afghanistan 3 milioni di ragazze sono state estromesse da scuola, private dal diritto fondamentale che le abilita allo studio. Ognuna di queste donne desidera conoscere e appassionarsi alle materie scolastiche per farne poi una professione, come racconta Asia, bimba di sette anni, che vorrebbe diventare un’insegnante e prima di sposarsi, desidera studiare e imparare di più.

La storia di Asia è solo una delle molteplici che leggiamo all’interno della rubrica dedicata di Avvenire. Questi racconti dovrebbero fornirci la possibilità di ragionare sulla durissima battaglia che sono costrette a fronteggiare ogni giorno, sin da piccole, queste donne. Di certo possiamo affidarci alla solidarietà femminile, che se oggi fosse universale e riconosciuta da tutte noi, renderebbe il mondo meno arido e sofferente. Ma non è sufficiente.

Da oltre 50 anni va in questa direzione l’impegno di Mahbouba Seraj, attivista e giornalista afgana da sempre paladina dei diritti delle donne del suo paese e più genericamente di tutte quelle che necessitano di supporto per far risuonare la propria voce. Candidata al Nobel per la Pace, la Seraj cerca, attraverso il dialogo e il potente strumento della parola, di far ragionare coloro che si dimostrano sordi a qualsiasi replica. Invita tutte le donne del globo a sostenersi, per portare alla luce una realtà dolorosa che deve essere affrontata in modo consapevole.

Questi contesti, apparentemente così distanti e lontani da noi non solo geograficamente, fanno risaltare ancor di più il nostro privilegio in quanto appartenenti a una società che oggi riconosce e valorizza la parità di genere, ma c’è ancora tanto da fare. Nonostante le donne afghane siano lontane centinaia di chilometri da noi, oggi vogliamo dedicare la Festa della Donna a tutte quelle madri, figlie, studentesse e lavoratrici, che non hanno la possibilità di esercitare i propri diritti, e lo facciamo ricordando quanto sia un privilegio per noi fare impresa in un paese dove questo diritto non ci è negato. La nostra forte percentuale femminile aziendale del 72% ne è la prova tangibile. Desideriamo accorciare le distanze, dimostrando la nostra vicinanza a tutte le donne lontane che non hanno avuto la fortuna di costruirsi una propria professionalità e individualità.

Crediamo profondamente nella potenza dello studio, della possibilità di chiunque di apprendere e aggiornarsi, senza limiti di età e di sesso. Nella nostra azienda vi è un alto tasso di scolarizzazione e una grande attenzione verso i l’aggiornamento e la formazione; infatti, dal 2019 abbiamo istituito la Digital Academy, un vero e proprio programma formativo che comporta grosso impegno ma che genera anche competenze molto approfondite. Questo dimostra quanto il diritto allo studio sia determinante nel nostro paese.

Infatti, come azienda, cerchiamo anche noi di fare la nostra parte, attraverso l’offerta di un piano Welfare strutturato, frutto di un dialogo costante con le persone e quindi continuamente aggiornato. Siamo da sempre vicini alle famiglie, in particolar modo alle donne, con la flessibilità oraria, la polizza salute con il pacchetto maternità e svariate azioni per dare la possibilità alle nostre signore di conciliare lavoro-vita privata. Tra le azioni Welfare istituite, una tra le più significative e che ci sta maggiormente a cuore è la Banca Ore Solidali, che abilita i nostri colleghi a essere vicini – attraverso la “donazione” di ore di permesso – a chi ha gravi problemi familiari o di salute.

Con il nostro supporto, solidarietà e attività concrete, vogliamo generare emulazioni positive, che diano il via a una catena di rispetto, aggregazione in sinergia, senza distinzioni o barriere, in ogni luogo.

Questo per noi è il vero significato che vogliamo attribuire oggi alla Festa della Donna.