Il Cloud infinito non esiste: serve ottimizzazione

Un effetto indotto della digitalizzazione spinta degli ultimi due anni è stato quello di incrementare la quantità di file archiviati in Cloud. 

Non solo. L’acquisizione o l’invio dei documenti attraverso i device dei clienti finali, ha generato un aumento esponenziale dello spazio utilizzato da ogni singolo file: se un documento digitalizzato da un provider pesa poco più di qualche Kb, i file provenienti direttamente dai consumatori può raggiungere anche una decina di Mb. Un tema quindi, da non sottovalutare, è quello dello spazio a disposizione per l’archiviazione della propria documentazione.

I costi di questi spazi sono principalmente integrati in servizi as a service, ma i processi documentali, che prevedono la gestione di immagini di documenti, pdf e metadati, possono raggiungere pesi e dimensioni consistenti da non sottovalutare. Ecco perché si è scelto di lavorare in maniera mirata su progetti di ottimizzazione dei file, senza penalizzare la qualità delle immagini: requisito necessario per l’elaborazione tramite sistemi di Intelligenza artificiale e OCR.

L’impegno è quindi quello di raggiungere un’ottimizzazione delle immagini che possa arrivare alla compressione 15 volte inferiore rispetto all’originale: un traguardo non indifferente che apre le porte ad applicazioni in ogni ambito e in ogni processo. 

Per avere un processo completamente ottimizzato è sempre utile partire dall’origine: l’acquisizione tramite i device dei consumatori. Anche in questo caso, è stata studiata una WebApp che ha la precisa funzione di facilitare il processo di acquisizione dei documenti in modo sicuro, veloce e ottimizzato.

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